Auschwitz, Mauthausen, Bergen-Belsen: Il bambino col pigiama a righe e i luoghi dell’Olocausto

Nella Giornata della Memoria anche la televisione ricorda la liberazione di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche: era il 27 gennaio di settant’anni fa quando l’Armata Rossa ha aperto i cancelli del lager polacco, liberando gli ebrei sopravvissuti e mostrando al mondo l’orrore dell’Olocausto. Il bambino col pigiama a righe è il film che Rete 4 propone stasera in occasione della Giornata della memoria.Uscita nella sale cinematografiche del Regno Unito nel settembre 2008 (a dicembre in Italia), la pellicola diretta da Mark Herman è tratta dal romanzo di John Boyne. Samuel è un bimbo ariano di otto anni, che si trasferisce con la famiglia in campagna: il padre del bambino è un alto ufficiale delle SS che assume il ruolo di comandante del campo di concentramento, situato a pochi passi dalla casa di Bruno.

Mosso dalla curiosità di bambino, Bruno, si avvicina alla zona recintata dal filo spinato e conosce così Shmuel, un bambino ebreo, prigioniero del lager. Il film, narrato dal punto di vista di Bruno, racconta la straordinaria amicizia tra i due bambini, separati dal filo spinato e da un abisso di ideali. Il sincero rapporto con il piccolo amico col pigiama a righe e l’odio razzista del padre spingono Bruno a voler conoscere da vicino quella “fattoria” in cui Shmuel vive e lavora, al punto di volerci entrare…


  IL DRAMMA DEL LAGER – Il film non mostra in modo esplicito l’orrore dei lager. Lo spettatore segue la storia di amicizia tra Bruno e Shmuel attraverso i loro occhi e i loro cuori, nei loro giochi di bambini, come una partita a dama in cui è il filo spinato a dividere le pedine bianche da quelle nere.

Ma è proprio la semplicità dei gesti dei due bimbi, a rendere evidente quanto sia drammatico il loro presente e ancora più tragico l’esile futuro, in cui il bambino col pigiama a righe e Bruno si affacciano proprio come le loro pedine bianche e nere, mosse inconsapevolmente da mani calcolatrici, spietate: quelle degli adulti. In un crescendo di tensione, che sale fino al sorprendente finale…

 

Nel cuore dell’Europa ci sono i lager: ieri luoghi di orrore e morte, oggi luoghi della memoria, per non dimenticare.
AUSCHWITZ – BIRKENAU – Era un Konzentrationslager (campo di concentramento). Attivo dal 14 giugno 1940 era centro amministrativo del complesso che comprendeva anche i lager di Birkenau e Monowitz. Il numero di prigionieri rinchiusi in questo campo è tra le 15.000 e le oltre 20.000 unità.

Qui furono uccise, nella camera a gas ricavata nell’obitorio del Crematorio, o morirono a causa delle impossibili condizioni di lavoro circa 70.000 persone. Birkenau era il Vernichtungslager (campo di sterminio), l’immenso campo nel quale persero la vita oltre un milione e centomila persone: ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici e zingari. arrivò a contare fino a oltre 100.000 prigionieri contemporaneamente presenti. Nel campo erano attivi quattro Crematori e Roghi, fosse attive ininterrottamente giorno e notte, usate per l’eccedenza delle vittime che non si riusciva a smaltire nonostante le installazioni di sterminio.

MAUTHAUSEN – GUSEN  –  Fu costruito come una fortezza in pietra nel 1938 su una collina sovrastante la piccola cittadina di Mauthausen, nell’ Alta Austria, a circa venticinque chilometri da Linz. Tra tutti i campi nazisti fu il solo campo di concentramento classificato come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro. Vi si attuò lo sterminio soprattutto attraverso il lavoro forzato nella vicina cava di granito e attraverso la consunzione per denutrizione e stenti.

 

BERGEN-BELSEN –  Il campo di Bergen-Belsen fu aperto nel 1940, Dal 1942 fu utilizzato come campo di concentramento passando sotto il comando delle SS nell’aprile 1943. Inizialmente campo di detenzione, da marzo 1944 parte del campo fu destinata a ricevere prigionieri malati dagli altri campi.

Quando gli inglesi e i canadesi liberarono il campo il 15 aprile 1945, trovarono circa 60.000 prigionieri in pessime condizioni e migliaia di corpi bruciati nei pressi del campo. Anna Frank morì in questo campo, oggi aperto, come i due descritti sopra, come luogo della Memoria.

 

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